mercoledì 25 gennaio 2012

ANCORA TASSE SUI SICILIANI

Discussione del disegno di legge «Norme in materia di partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie» (788/A)

PRESIDENTE. Si procede con la discussione del disegno di legge n. 788/A «Norme in materia di

partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie», posto al numero 7).

Invito i componenti la VI Commissione a prendere posto al banco delle commissioni.

In assenza del relatore, ha facoltà di parlare il presidente della commissione, onorevole Laccoto,

per svolgere la relazione.

LACCOTO, presidente della Commissione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di

legge è obbligato da parte dell’Assemblea regionale siciliana perché il Governo lo ha presentato per

evitare di perdere la somma di 91 milioni di euro, che fa parte dell’ultima trance del piano di

attuazione, poiché viene a modificarsi, secondo i parametri nazionali, il sistema di contribuzione

sanitaria non più come ISEE, ma attraverso il reddito.

Naturalmente, la Commissione ha accettato chiedendo al Governo di potere modificare

successivamente alcuni parametri. Principalmente ci riferiamo ai monoreddito, poiché credo che si

possa fare, ed è previsto nella norma, una compensazione all’interno delle fasce, ferma restando

l’Entrata, con le possibili variazioni per mitigare quello che diventa un peso per alcune famiglie.

Ci troviamo ad allinearci alla legge nazionale, che prevede non più l’ISEE ma il reddito.

Si prevede nella norma generale che i bambini fino ai 6 anni e gli anziani oltre i 65 anni possono

essere esentati con un reddito di 36 mila euro. Restano ferme le esenzioni per patologia, restano

ferme le altre esenzioni; varia solo il problema del reddito familiare.

E’ chiaro che l’Assemblea regionale siciliana non può permettersi il lusso di perdere 91 milioni di

euro, ma è chiaro che c’è un invito forte e pressante a rivedere successivamente, nelle pieghe della

norma, alcune fasce di reddito, onde creare una perequazione sociale rispetto ai problemi delle

famiglie monoreddito.

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.

RUSSO MASSIMO, assessore per la salute. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RUSSO MASSIMO, assessore per la salute. Signor Presidente, onorevoli deputati, illustro un

disegno di legge che non avrei voluto mai presentare.

Si tratta di una scelta per certi versi obbligata, per certi altri necessitata.

Con il disegno di legge in discussione attuiamo nella nostra Regione la normativa nazionale

riguardante l’esenzione alla partecipazione della spesa sanitaria fondata sul reddito complessivo,

anziché su quello attuale che è costruito sull’indicatore ISEE.

Voglio subito chiarire le ragioni per le quali la Regione siciliana è tenuta ad introdurre nel proprio

ordinamento la legge nazionale. E parto subito da una recente sentenza della Corte Costituzionale,

quella del 22 novembre del 2011 che rende vieppiù obbligatoria questa inserzione all’interno della

nostra Regione.

Pronunciandosi su una fattispecie assolutamente analoga, quella della legge regionale pugliese che

aveva esentato dal pagamento della quota di compartecipazione sanitaria categorie non comprese

dalla legislazione statale, la Corte Costituzionale ha dichiarato che l’articolo 8, comma 16, della

legge 537 del 1993 - che è l’articolo che dovremmo richiamare nel nostro ordinamento - che indica

le categorie di soggetti esentati dal pagamento della quota di compartecipazione alla spesa sanitaria,

cosiddetto ticket, costituisce un principio fondamentale della legislazione sia in materia di tutela

della salute sia in materia di coordinamento della finanza pubblica.

Per l’effetto, la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma

regionale pugliese che, includendo tra i soggetti esentati dal pagamento del ticket categorie non

comprese dalla legislazione statale di principio, ha così violato l’articolo 117, terzo comma, della

Costituzione.

Alla luce della suindicata sentenza, anche la vigente legge regionale siciliana sembrerebbe

prestarsi a rilievi di legittimità costituzionale. Quindi, si tratta di un aspetto che è emerso

recentemente alla stregua della sentenza del novembre scorso e che rende incostituzionale la nostra

legge perché indica indicatori e, comunque, amplia la fascia di esenzioni in dissonanza da quella

nazionale che, secondo i giudici della Corte Costituzionale, costituiscono princìpi fondamentali che i

parlamenti regionali non possono violare.

Noi abbiamo proseguito l’applicazione del piano di rientro, sottoscrivendo il piano operativo

2010/2012 per verificare gli effetti di tutte le azioni che erano previste già nel precedente piano di

rientro e abbiamo assunto l’impegno di uniformare il quadro normativo regionale in tema di

esenzione per reddito e le derivanti disposizioni applicative al contesto normativo nazionale, di cui al

citato articolo 8, comma 16 della legge 24 dicembre 1993 e successive modificazioni.

Questo impegno regionale, sottoscritto nel programma operativo, è stato richiamato nei tavoli

ministeriali ai quali è soggetta l’azione dell’Assessorato in termini di verifica; è stato richiamato in

data 18 febbraio 2011, 7 aprile 2011 e, da ultimo, 13 luglio 2011.

Ci hanno chiesto di approvare la legge di adeguamento del nostro sistema di esenzione a quello

nazionale, sanzionando la violazione di questo impegno con la trattenuta, da parte del Governo

nazionale, di 100 milioni di euro, anzi per l’esattezza 96 milioni di euro.

Se il nostro Parlamento non approva la legge entro il 31 dicembre - mi permetto di dire, lo faccio

mio malgrado, ma responsabilmente devo dire come stanno le cose - se questo Parlamento, al quale

faccio voto di senso di responsabilità, come ha sempre avuto, non approva la legge nei termini in cui

viene proposta al Parlamento, il Governo nazionale nella prossima verifica incamererà nelle sue

casse 96 milioni di euro. Si tratta, quindi, di una scelta necessitata.

Però devo dirvi che il sistema che abbiamo previsto costituisce un rinvio dinamico alla

legislazione nazionale vigente che, attualmente, non prevede il sistema ISEE ma che però, come

avete letto dalla stampa, il Governo nazionale si appresta a sua volta a modificare. Sicché la Regione

siciliana che, per la prima volta, siede al tavolo delle trattative per la definizione del patto della

salute, ha chiesto al ministro di riaffrontare la tematica della quota di compartecipazione ai ticket,

nel senso di rivedere le fasce di esenzione.

Auspichiamo che il Governo nazionale - e di questo già c’è traccia nella finanziaria approvata alla

Camera dei deputati - modifichi la legge nazionale, nel senso equo e solidale che tutti auspichiamo, e

noi, approvando e applicando questo disegno di legge attraverso quel rinvio dinamico riusciremo a

sintonizzarci con la nuova ed auspicabile normativa nazionale.

Chiedo, pertanto, ai parlamentari di votare favorevolmente questo disegno di legge, perché è

quello che il Governo nazionale ci chiede per rilasciare al Governo regionale la somma di 96 milioni

di euro.

FALCONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FALCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che il disegno di legge che ci

apprestiamo ad approvare rappresenti chiaramente una norma da un certo punto di vista necessitata,

come ha detto l’assessore; ma, dall’altro punto di vista, vorrei ricordare che è una norma che

abbiamo più volte esaminato in Commissione Sanità e che poi è stata rinviata alla Commissione

Bilancio perché si riteneva che avesse dei riflessi finanziari, poi è stata rispedita alla Commissione

Sanità. La Commissione, nell’ultima seduta, ha stabilito, proprio per quello che è stato detto, che se

da un lato la norma è necessitata onde evitare di perdere i 96 milioni di euro da parte dello Stato,

dall’altro lato però siamo riusciti ad inserire un emendamento che rinvia ad un decreto dell’assessore

per la Salute affinché si possa cercare di calmierare tale partecipazione al costo.

Abbiamo visto le fasce di reddito in basso e verso l’alto, abbiamo cercato di fare delle proiezioni.

Devo dire ci aspettavamo, presidente Laccoto, da parte degli uffici anche alcune proiezioni; abbiamo

chiesto due, tre proiezioni per le fasce reddituale, ma non ci sono pervenute.

Ciò nonostante, avere consentito che la materia venga disciplinata con atto amministrativo, venga

specificata e precisata con atto amministrativo, é stata una cosa utile che la Commissione ha fatto

offrendola al Parlamento al fine di evitare che proprio le fasce monoreddito - si ipotizzava in un

primo momento 14 mila euro, poi 16 mila euro - venissero falcidiate da un costo sanitario, oggi

divenuto assolutamente insopportabile. Tra l’altro, devo dire che proprio in questi giorni che il neo

ministro alla Salute, Balduzzi, ha detto che riguarderà la materia del ticket.

Quindi possiamo approvare questa norma e, poi, prenderci un po’ di tempo perché proprio la

materia dice “un patto amministrativo”; andiamo con il patto amministrativo, fermo restando che i

princìpi non possiamo toccarli, fermo restando che la Corte Costituzionale si è già espressa, così

possiamo avere il tempo per capire cosa fa l’Organo centrale, il Ministero, e successivamente

procedere in maniera tale da non penalizzare i nostri conterranei che non hanno un reddito alto.

In questo senso dovremo soltanto capire, assessore Russo, se é il caso che il decreto venga fatto di

concerto con l’assessore per l’Economia o se sia un decreto solo dell’assessore per la Salute.

Pur tuttavia, se non si approva stasera il disegno di legge e si rinvia a domani, lo possiamo

verificare. Ma si tratta di un dettaglio che non è fondamentale.

LACCOTO, presidente della Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LACCOTO, presidente della Commissione. Signor Presidente, ritengo che le motivazioni già

addotte ci costringono in un certo senso ad accettare, obtorto collo, la situazione impostaci dal

Governo nazionale. D’altra parte, però, ritengo, anche cogliendo le parole dell’assessore, che nella

norma stessa si possa fare un rinvio dinamico alla norma nazionale per evitare di trovarci poi ad

avere una norma nazionale che, sotto alcuni aspetti, potrebbe migliorare la situazione delle fasce di

reddito. Voglio sottolineare che la commissione, nell’ambito della stessa norma, ha dato facoltà,

previo parere delle Commissioni Sanità e Bilancio, di dare attuazione, anche attraverso variazioni

delle fasce reddituali, alle disposizioni che prevedono la determinazione regionale nella quota di

partecipazione. Questo, perché?

Perché è chiaro che l’invito è quello di approvare la norma, dando anche la possibilità, attraverso

questo decreto che avrà i pareri delle due Commissioni, di adeguarci a fasce reddituali in un certo

senso meno onerose per le famiglie, fermo restando il gettito che dovrà essere garantito.

Dall’altra parte, chiedo all’assessore, si può fare anche di concerto con la commissione, una norma

che rinvii dinamicamente alle nuove norme nazionali che stanno per essere emanate - questo lo

potremmo fare entro domani - e quindi avremo la possibilità di agire su due fronti.

APPRENDI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

APPRENDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Presidente della Regione, assessore, ci sono

molte cose in questo periodo che sono state fatte dall’assessore per la salute; alcune le ho condivise,

altre no. Però c’è un percorso che corrisponde alla linearità, tutto sommato, che si è data questa

maggioranza. Avrei potuto presentare un’interrogazione su quello che sto dicendo, ma non l’ho fatto

perché alle interrogazioni si risponde sempre con tre o quattro mesi di ritardo, vanificando quindi il

lavoro del parlamentare.

Parlare di ticket è sempre un argomento odioso perché colpisce fasce di cittadini che, molto

spesso, non sono nelle condizioni di affrontare la vita quotidiana; però mi rendo conto che dobbiamo

osservare quello che ci viene dettato da Roma, e quindi dobbiamo procedere.

Assessore, mi risulta, mi dicono che il ticket incassato dagli ambulatori di diagnostica non viene

versato nelle casse della Regione siciliana.

Mi spiego meglio: pare che l’unico ticket che arriva nelle casse regionali sia quello degli ospedali,

degli enti pubblici; mentre il ticket che versiamo tutti noi, ognuno per la propria fascia reddituale, ai

medici, agli ambulatori, rimane nelle tasche dei medici e non viene tolto dal budget che ha assegnato

ciascuno di loro. Glielo chiedo perché mi sembra incredibile, non credo che sia così.

Però, se non è così, assessore, attraverso i suoi uffici le chiedo di conoscere la cifra che viene

incassata dalla Regione siciliana per le prestazioni convenzionate, e non quelle ospedaliere, perché

mi serve anche per capire di più e contrastare le cose che vengono dette. La ringrazio.

PRESIDENTE. Invito i deputati che volessero intervenire ad iscriversi a parlare.

E’ iscritto a parlare l’onorevole Vinciullo. Ne ha facoltà.

VINCIULLO. Signor Presidente, Presidente della Regione, onorevoli colleghi, signori assessori,

oggi, con qualche giorno di ritardo rispetto a quando l’avremmo potuto affrontare, portiamo

all’esame dell’Aula questo disegno di legge. Lo dico in maniera ironica “con qualche giorno di

ritardo, rispetto a quando l’avremmo potuto affrontare, portiamo questo disegno di legge in Aula

perché ricordo che le due riunioni a cui fa riferimento l’assessore Russo sono, una del 18 febbraio

2011, e l’altra del 7 aprile 2011. Sono passati, quindi, otto mesi, più di 240 giorni, e per 240 giorni

l’assessore Russo si è dimenticato che si doveva adeguare, stiamo attenti, non ad una legge voluta

dal Governo nazionale - perché abbiamo sentito anche questa barzelletta come se noi deputati

fossimo degli sciocchi messi qui ad ascoltare quello che dicono -, ci riferiamo, in particolare, ad una

riunione congiunta del tavolo tecnico del Ministero della salute che si è tenuta, assessore Russo, il 7

aprile del 2011. Lei, dal 7 aprile del 2011 ad oggi, ha avuto otto mesi di tempo, 240 giorni per

portare questo disegno di legge in Commissione e poterla discutere. Vero, presidente Laccoto?

Così non è stato; si è preferito portare questo disegno di legge nel mese di novembre, dire che

eravamo con l’acqua alla gola e che si perdevano 96 milioni di euro.

Intanto, presidente Laccoto, lo chiedo a lei in quanto garante dei lavori della commissione, non

abbiamo capito se sono 96 milioni o 94 milioni o 91 milioni oppure 86 milioni; nei verbali della

Commissione ci sono almeno quattro tesi. Non siamo riusciti a capire quanto perderebbe la Regione

siciliana perché partiamo da 96 milioni di euro dall’assessore per arrivare a 84 milioni di euro del

suo capo di Gabinetto vicario, non l’abbiamo capito. Sarebbe opportuno saperlo.

Poi si riferisce genericamente al Governo nazionale. Ma sapete qual è questo Governo nazionale?

Il Governo che inserì per la prima volta la modifica con l’articolo 8, comma 16, della legge 24

dicembre 1993, n. 537, non era il Governo Berlusconi, era il Governo Ciampi.

In tutti questi giorni, in tutti questi mesi, maliziosamente si è voluto dare l’impressione che il

Governo regionale recepisse con legge una disposizione voluta dall’attuale Governo nazionale,

quando non è assolutamente vero. E’ ingiusto essere così generici e superficiali per portare a casa

una legge che mette le mani nelle tasche dei siciliani poveri; più volte, abbiamo chiesto all’assessore

Russo di portare nella Commissione Sanità elementi di conoscenza per sapere chi era questo trenta

per cento che pagava, chi erano i soggetti che non avrebbero avuto la possibilità di curarsi.

Ci è stato detto che gli esenti in Sicilia sono unmilione e seicentocinquantaseimila e che avremmo

avuto una riduzione del 30 per cento degli esenti.

Ma quando, presidente Laccoto a te continuo ad appellarmi, abbiamo fatto richiesta di avere delle

simulate, di avere degli esempi, di sapere chi e perché non poteva più curarsi in Sicilia, non è stato

possibile saperlo. Vi è stato un rimpallo di responsabilità tra Commissione Sanità e Commissione

Bilancio, e la Commissione Bilancio ha rispedito indietro il disegno di legge.

Mi rendo conto che l’assessore Russo, che non ha nessun rispetto per questo Parlamento,

nemmeno ascolta quel che dicono i deputati e continua tranquillamente a dialogare, ma fa bene

perché tutta la sua esperienza è stata un’esperienza in cui ha mortificato il nostro Parlamento, ha

mortificato i rappresentanti del popolo. Ha pensato di fare quello che riteneva opportuno gestendo,

spesso anche in maniera clientelare come ha ricordato qualche mese fa in quest’Aula l’onorevole

Bufardeci, la sanità, ad esempio nella mia provincia.

Oggi siamo qui, assessore Russo, ad ascoltare ancora una volta quello che lei ci dice della

emergenza, della giustizia. Di quale giustizia parliamo, di quale emergenza parliamo! Se questo

provvedimento doveva essere già fatto nell’aprile del 2011, lei ha voluto, fra le altre cose, con la sua

solita presunzione, mettere in discussione la serenità che c’era in questo Parlamento pretendendo che

il suo disegno di legge scavalcasse quelli che da tanto tempo aspettavano di essere calendarizzati.

Ma sappia, assessore Russo, che alla fine chi semina vento raccoglierà solo tempesta.

E lei ha fatto questo stasera mettendo in difficoltà per l’ennesima volta il Presidente Lombardo e

la maggioranza che, purtroppo, la sostiene.

PRESIDENTE. E’ iscritto a parlare l’onorevole Beninati. Ne ha facoltà.

BENINATI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sarò rapido.

Non avevo parlato prima con l’onorevole Vinciullo, ma lui ha detto quasi tutto quello che avrei

voluto dire io. Sarebbe assurdo ripetere le sue argomentazioni e, quindi, come dire “appongo la mia

firma” all’intervento dell’onorevole Vinciullo senza aggiungere altro.

Negli interventi, anche del mio amico e presidente della commissione, si è sempre detto

vagamente “il Governo nazionale”. Diciamo tutta la verità, diamo le colpe al Governo nazionale, se

ne potrebbero dargliene tante; però, in questo caso, il Governo nazionale che ha cambiato i ticket -

ed è scritto qui - era del 1993 e Berlusconi non c’era.

Siccome si voleva fare intendere questo, facciamo giustizia e, considerato che l’assessore Russo è

maestro per giustizia, faccia giustizia e non confonda gli elettori o chi ascolta questi interventi.

PRESIDENTE. E’ iscritto a parlare l’onorevole De Benedictis. Ne ha facoltà.

DE BENEDICTIS. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non sarei intervenuto se l’intervento

dell’onorevole Vinciullo prima e quello dell’onorevole Beninati dopo, teso a fare chiarezza, non mi

avesse spinto alla necessità di fare chiarezza, perché una cosa è sfigurare la realtà, altra è inventarla.

Io vorrei precisare con la chiarezza che credo non possa essere smentita nemmeno dall’onorevole

Vinciullo, che le cose stanno in questa maniera: questa legge, alla quale ci adeguiamo, è sì in vigore

dal 1993, il fatto è che fino ad ora ci è andata bene. Punto!

Fino ad ora ci è andata bene, abbiamo potuto usufruire del nostro sistema di esenzioni fino al

momento del tavolo tecnico presieduto da Massicci, e questo è avvenuto nel momento in cui era in

vigore il Governo nazionale; quindi non facciamo le vittime né facciamo accuse generiche, non è

una norma del Governo nazionale, ma il momento in cui questa deroga non ci è stata più consentita,

è avvenuto sotto la vigenza del Governo Berlusconi ad opera del tavolo Massicci.

Lo voglio dire per informare tutti, altrimenti facciamo demagogia su un fatto che, purtroppo, poi

ricade sulla testa delle persone. Ci è andata bene fino a quel momento; è stato fatto rilevare, ma già

lo sapevamo, che questa norma era in contrasto con l’articolo 117 della Costituzione perché in

materia sanitaria la potestà legislativa della Regione è di tipo concorrente. Ci sono stati fatti rilevare

dei princìpi fondamentali ed univoci sul territorio nazionale, dai quali la norma regionale si sarebbe

discostata non da ora, già da prima.

La Regione siciliana, assoggettata al controllo in sede di piano di rientro e ora di programma

operativo, è stata avvisata dal tavolo Massicci che questa deroga non poteva più essere concessa e,

quindi, che da questo tavolo, nel momento in cui c’era il Governo nazionale Berlusconi, questa

somma sarebbe stata trattenuta. Quindi, non facciamo false vittime né facciamo false accuse.

Altra cosa è - mi sarei aspettato che avvenisse, e mi dolgo del fatto che non è avvenuto - avere

maggiore contezza degli effetti di questa norma e di quello che l’assessore, in maniera molto

generica e vaga, ha detto in commissione, e cioè dell’intento di mitigare l’effetto con misure che

dentro la distribuzione delle fasce e, soprattutto, delle qualità dell’esenzione avrebbero potuto

distribuire diversamente il peso alle fasce che pagheranno.

Questo non è stato oggetto di migliore precisazione in Commissione. Si disse che in Aula sarebbe

stata spesa qualche parola in più, mi dispiace che l’assessore non l’abbia fatto e, quindi, siamo qui in

qualche modo a dovere limitarci a fare i notai di una decisione già presa.

Avrei voluto che l’assessore ci mettesse in condizione di esercitare un ruolo più convinto di quello

che stiamo svolgendo, e non solo un recepimento sic et simpliciter di una norma che non può che

essere recepita, ma alla quale forse andava accompagnato un gesto politico che, in questo caso, è

mancato.

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